Di lui ci parla il vescovo di Verona Raterio (890-974), che ne illustra la vita in occasione del furto delle sue reliquie, cosa di cui rimprovera i veronesi. Raterio scrive raccogliendo una tradizione popolare molto forte attendibile per la vicinanza ai fatti narrati, che si verificarono tra la fine del secolo VIII e l’inizio del IX. Dopo aver amato i beni terreni, Metrone si diede a dura penitenza: si legò con una catena a una pietra davanti alla cattedrale di Verona, senza osare entrare in chiesa, chiedendo da lontano il perdono di Dio. Gettò la chiave della catena nell’Adige, perché non fosse ritrovata che all’espiazione dei peccati. Dopo sette anni la chiave fu trovata nel ventre di un pesce dal vescovo, che sciolse così Metrone e lo ammise alla Comunione. Alla sua morte gli furono attribuiti molti miracoli.