Conosciamo il nome di questa pia matrona solo per le vicende dei santi Nabore e Felice, che conosciamo anche per un inno ad essi dedicato da sant’Ambrogio, che vi aggiunge anche Vittore. Milanese, vedova di un patrizio lodigiano, era dedita ad opere di carità. Seppellì nascostamente nella sua casa i corpi di Nabore e Felice, soldati di origine africana, martirizzati a Lodi nel 305. Più tardi, trafugò i loro corpi e li trasportò a Milano, nascosti in una botte su di un carro. Fermata dalle guardie e interrogata, disse che trasportava miele: le guardie controllarono, e trovarono appunto miele. Savina diede sepoltura ai corpi nella sua cappella di famiglia, e alla sua morte fu sepolta accanto a loro (311/317ca.). San Carlo Borromeo effettuò una ricognizione delle reliquie della pia matrona, e ne raccomandò il culto. Nel 1798 le reliquie di Savina e dei due martiri furono collocate nella basilica di S. Ambrogio.
Nel 1568 sette vedove costituirono a Lodi una congregazione del Santissimo Sacramento, e la posero sotto la protezione di santa Savina.