San Macario, detto poi il Grande o l’Egiziano, abate di Scete, fu discepolo di sant’Antonio abate. Dopo aver fatto il cammelliere, scelta la vita eremitica, ritirandosi in una cella ai limiti di un villaggio egiziano. qui gli proposero di farsi ordinare sacerdote, ma rifiutò; si sistemò presso un altro villaggio, che poi lasciò per calunnie, e infine si stabilì a Scete. Tra il 330 e il 340 rimase presso sant’ Antonio abate, e nel 339 accettò finalmente l’ordinazione sacerdotale, e divenne il punto di riferimento per molti desiderosi di vita ascetica. Egli era morto a se stesso e al mondo e viveva per Dio, e questo insegnò ai suoi monaci. Il suo monastero ebbe grande influenza sul monachesimo egiziano. Era commemorato il 19 o il 21 gennaio, e si faceva memoria anche del ritorno della sue reliquie a Scete, secondo una tradizione che voleva fossero state rubate dagli abitanti del villaggio dove era nato. Grande fu l'influenza del suo monastero sul monachesimo egiziano dei primi secoli; il suo culto fu poi introdotto in Occidente nel secolo IX. Come accade in molti casi, è rappresentato, oltre che come monaco, come abate mitrato, cioè con vesti episcopali.